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Applicazioni Tecniche Europee

  • Pubblicato in Costume

Circa 25 anni fa in organico nelle scuole medie inferiori c'era una materia che io ricordo con molto piacere: Applicazioni Tecniche. Era una materia con disparità di genere pertanto un programma maschile ed uno femminile. Ad un certo punto i soliti ministri di minestra hanno deciso di abolilirla e contestualmente abolirono le squadre di Educazione Fisica riducendo gli organici e contribuendo as mettere sul mercato insegnanti senza cattedra o perdenti cattedra. Oggi per raschiare il fondo del barile dei fondi europei si inventano un o strumento nuovo, gli Atelies creativi, i Fatlabs, i Laboratori di Robotica. Guarda caso proprio per le scuole primarie e secondarie specialmente di primo grado.

Ma tutti quei Docenti di Applicazioni Tecniche che ci hanno insegnato a fare i Makers per ben tre anni? Qui si tratta di corsi e ricorsi storici e di tagli alla spesa pubblica essenzialmente, quei tagli che hanno portato alla squalificazione laboratoriale degli ITI e Professionali dove si fa solo teoria e poca prassi. Metodiche disgraziate e scellerate che hanno snaturato anche lIstituto Superiore di Educazione Fisica, all'apice dell'eccellenza sportiva per mezzo della pratica assidua giornaliera con frequenza obbligatoria, oggi corso di studi detto universitario dove la pratica sportiva è spesso opzionale o tematica sicchè ognuno fa quello che vuole riducendo le possibilità di conoscenza.

L'articolo su ifinanziamenti in questione recita così:

Il Miur mette 28 milioni per portare fablab, atelier creativi, e kit di robotica nelle scuole

 

È stato pubblicato questa mattina, sul sito del Ministero dell’Istruzione, l’Avviso da 28 milioni di euro per dotare le scuole del I ciclo di istruzione di nuovi spazi didattici per l’apprendimento delle competenze tecnologiche di base, da coniugare con la manualità, l’artigianato e la creatività. Il finanziamento fa parte dei fondi delle azioni del Piano Nazionale Scuola Digitale. L’intento è far diventare i laboratori didattici dei ‘FabLab’, ovvero degli atelier creativi si fa didatticacon il supporto di stampanti e scanner 3D, di kit per la robotica e per la programmazione informatica. 

 

fablab-msi

 

La procedura di selezione per gli atelier creativi si svolgerà online e le scuole, per la prima volta, saranno accompagnate nel processo di elaborazione delle loro proposte attraverso sedute in live streaming di supporto amministrativo e tecnico organizzate dal Miur. Ogni progetto vincitore potrà avere uncontributo massimo pari a 15 mila euro. Tutte le istituzioni scolastiche ed educative statali del I ciclo di istruzione, singolarmente o in rete, che dispongano di spazi idonei e disponibili, sono invitate a presentare le loro idee per costruire atelier creativi per i propri alunni, luoghi incentrati su arredi mobili e modulari, sul gioco educativo e sul protagonismo degli studenti attraverso apprendimento pratico ed esperienziale.

I progetti potranno essere per atelier standard, funzionali al conseguimento delle competenze di base, oppure specializzati, finalizzati al conseguimento di competenze per una specifica area disciplinare (Tecnologica, Scientifica o Umanistica). “Con i 28 milioni stanziati finanzieremo 1.860 progetti, coprendo oltre un terzo delle scuole del I ciclo. Un successivo finanziamento arriverà dal Pon” ha commentato il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini.

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L'autonomia della scuola e la sua privatizzazione

Nel corso della mia carriera scolastica si sono avvicendati tanti colleghi, presidi, dirigenti, segretari, dsga, bidelli, ata e chissà quante altre sigle dovranno definire gli operatori della scuola. 

Salvo rarissimi casi, di solito caratterizzati dalla immobilizzazione nel ruolo di docente che dopo tanti anni perde gli entusiasmi nei confronti del lavoro che effettua, non mi è mai capitato di incontrare docenti incompetenti o incapaci di interagire con gli studenti.

Ho quasi sempre trovato colleghi che amano il proprio lavoro ed a costo di grandi sacrifici personali si sono aggiornati ed ahnno condotto pratiche di qualità con i loro alunni.

Qualche volta ho vissuto atteggiamenti punitivi nei confronti dei ragazzi o bocciature che avrebbero potuto essere indirizzate verso un abbandono scolastico in itinere ma che comunque sarebbero risultate fallimenti.

Ogni ministro ha voluto lasciare il segno per passare alla storia coronando il sogno di protagonismo confondendo i suoi lavoratori e disorientando gli alunni.

Il postulato della pubblica istruzione "ogni ministro è peggiore del precedente" purtroppo si è mantenuto.

L'articolo 33 della costituzione italiana sancisce che:

L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.

La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi.

Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.

La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.

E` prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l'abilitazione all'esercizio professionale.

Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.

L'articolo 34 della costituzione italiana sancisce che:

La scuola è aperta a tutti.

L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.

I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.

La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.

L'autonomia scolastica che si vuole far passare come una panacea per la realizzazione di piani di studi personalizzati e ricerca del personale non è altro che il primo passo della privatizzazione della scuola statale.

Già oggi gli istituti e licei si sostentano e realizzano servizi per gli alunni per mezzo del così detto "contributo volontario" che in pratica è una tassa indiretta per i genitori degli alunni.

Realizzando il piano dell'autonomia, lentamente anche le scuole dell'obbligo verranno portate ad essere finanziate dai genitori degli alunni anche se la costituzione la prevede gratuita.

La focalizzazione della riforma sul concetto di merito è solo una illusoria e demagogica proposta che non ha ragione di vittoria perchè la qualità dell'insegnamento si ottiene solamente per mezzo della personalizzazione dei programmi e degli obiettivi di insegnamento; questa non è una mia opinione ma la risultanza delle pratiche di sperimentazione dei licei maxi sperimentali relalizzata per anni in Italia.

La chiamata diretta degli insegnanti è un altro bluff in quanto i criteri di valutazione del merito dei docenti così come proposti in questa riforma non è attuabile, è faraginosa e irrealizzabile.

La necessità di reperire fondi per la crisi finanziaria porterà ad un ulteriore aggravio lavorativo per i docenti che già devono ogni anno assumersi altre incombenze come la compilazione dei PDP.

Se oggi il governo propone di investire nella scuola è perchè la situazione degli impianti scolastici in Italia è per cetti aspetti disastrosa e pertanto mettere in chiaro i fondi da spendere è un ottimo viatico per ufficializzare una falsa bontà della riforma. Certe spese del resto sono irrinunciabili.

Con l'autonomia della scuola lo stato pian piano sarà legittimato a non fornire software, sussidi, manutenzioni ordinarie, e sopratutto criteri di qualità.

La scuola non è mai stata certificata dallo stato ne mai lo sono stati i suoi dipendenti, nessuna impresa di qualità si sognerebbe di fare questo in tempi moderni.

Pertanto sono profondamente amareggiato da quste forme di squalificazione della scuola italiana che nel giro di 15 anni è stata modificata, ridotta, squalificata e distratta dai criteri di economia e risparmio senza considerarla come unica alternativa alla crescita sociale e culturale del paese.

 

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