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Marco Pettinelli

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Il principio del contraddittorio

Il principio del contraddittorio esprime un'elementare esigenza di giustizia, per la quale nessuno può essere costretto a subire gli effetti di una sentenza senza avere avuto la possibilità di partecipare al processo per far valere le proprie ragioni di fronte al giudice ed influire sul suo convincimento. La violazione del principio del contraddittorio comporta la nullità di tutti i provvedimenti successivi a quello che ha comportato la violazione stessa e può essere rilevata in ogni stato e grado del giudizio, fatta salva sempre la possibilità della rinnovazione degli atti nulli.

Per analogia, applicando il principio alla nostra Repubblica, oggi si sta contravvenndo proprio a questo.

Sulla base di questo assunto inserito nel codice civile i cittadini dovrebbero promulgare per mezzo dei loro rappresentanti eletti in parlamento leggi ed ordinamenti regolarmente votati e proposti sulla base della più grande condivisione possibile.

Come diceva Martin Luther King "Una rivolta è in fondo il linguaggio di chi non viene ascoltato".

Quando questo principio viene a mancare si possono esasperare i toni nei rapporti umani che spesso si trasformano in bullismo, violenze, manifestazioni, attività eversive e atti terroristici.

Il processo politico economico degli ultimi tre governi italiani ma in particolare dell'ultimo si sta indirizzando verso una lenta ma continua ricerca da parte della compagine governativa di acquisire il comando della nazione inteso come potere senza contraddittorio. 

Le liti degli ultimi periodi all'interno del Partito Democratico, la lenta disgregazione degli altri partiti minori, la sia pur fievole risalita dei movimenti di protesta accompagnati alla forte protesta del M5S sono i campanenlli di allarme della disgregazione delle forze politiche nelle azioni dei cittadini.

Spesso, ascoltando le persone ansiane che sono significative delle opinioni attuali ci si sente dire, io non vado a votare tanto i politici pensano solo a fare i loro comodi e non ascoltano i cittadini.

Ecco cosa manca, la rappresentanza certa ed il contraddittorio.

E' necessario invertire questa tendenza ascoltando i desiderata delle persone che chiedono meno tasse, più serietà, meno corruzione, più eguaglianza.

Una stagione di forti impegni dovrà costituirsi per una rinascita educativa e per una Rivoluzione Democratica ottenuta per mezzo della partecipazione e del rispetto del contraddittorio e delle civili alleanze democratiche.

Ristorazione ed Expo 2015

Cantone: “Voglio carte su affidamento senza gara a Eataly”. Farinetti: ‘Potrei mollare’

Siamo in un regime di scarsa concorrenza. Purtroppo non ci sono realtà paritetiche e sopratutto in grado di farsi finanziare 7 milioni di euro per elaborare un piano finanziario concreto. Forse gruppi stranieri potrebbero entrare e garantire l'italianità dei prodotti e della ristorazione assumendo per mezzo di un consorzio aziende più piccole in grado di ben presentare le loro eccellenze. Credo che molto abbia influito il blocco dovuto alla corruzione che non ha fatto avvicinare molti investitori.

“Dopo l’interrogazione parlamentare, ho chiesto di vedere le carte. Io sono abituato a esprimermi sulla base dei documenti”. Lo ha detto il presidente dell’Autorità nazionale anti-corruzione, Raffaele Cantone, interpellato dai giornalisti a Milano sull’affidamento diretto a Eataly di uno spazio da 4mila metri quadrati all’Expo 2015 di Milano. “Eataly – ha aggiunto Cantone al termine di un’audizione al Pirellone – è una delle più note realtà del mondo della ristorazione italiana. Quanto questo possa aver inciso ai fini della gara mi riservo di verificarlo”. Una scelta fortemente difesa da Giuseppe Sala, commissario unico del governo per Expo 2015: “Possiamo non fare una gara quando c’è unicità. E dal nostro punto di vista, Eataly è unico”. Comunque, ha aggiunto Cantone: “C’è stato un affidamento diretto, che è un tipo di gara”. Poco dopo è arrivata la replica di Oscar Farinetti ai microfoni di Radio Capital. “Se continuano le polemiche di gente che non fa e che ha un sacco di tempo da perdere per criticare chi fa, noi ci ritiriamo senza problemi”. “Questo non è un affare sotto il profilo dei quattrini – ha aggiunto – tant’è che altri appalti sulla ristorazione sono andati deserti. Non so se Cantone abbia visionato la nostra procedura. Credo di sì”. “Abbiamo ipotizzato investimenti fissi per 7 milioni di euro, in più ci è stato imposto di pagare il 5% su tutti gli incassi lordi. Questo rappresenterà un bel introito per Expo”, ha concluso il patron di Eataly"  Fonte: http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/12/19/expo-cantone-voglio-carte-su-affidamento-senza-gara-a-eataly-farinetti-potrei-mollare/324859/

Il vaso di Pandora.

Tangenti Expo, Mose, l’ira del premier, 

«Lavoro come un pazzo per convincere gli investitori ma il passato sembra voler tornare» 

ora è necessario dare i poteri all’Anticorruzione.

Dalla stampa apprendo le sofferenze del Premier e le sue ipotesi di risoluzione della questione corruzione.

Non ha capito che qui si è aperta una questione:

IL VASO DI PANDORA.

La corruzione va combattuta con regole certe per la vita dei cittadini, diminuzione delle tasse, archivi centrali di registrazione dei redditi, unificazione delle metodiche di raccolta dai fiscali, protocolli di inoltro unici e verificati, facilitazione della creazione di piccole imprese e del lavoro dei giovani ecc.

Non si può bloccare la corruzione con la coercizione e l'arresto se la giustizia è lenta e articolata con tempi di attesa biblici che quando vengono infranti si ritorce contro chi ha forzato la mano indebolendolo. Allego le risposte di Matteo Renzi per cultura e per rispetto delle istituzioni così come lette dai quotidiani.

Quando la notizia dello scandalo del Mose è giunta sulle agenzie di stampa Matteo Renzi non voleva credere ai suoi occhi. Il premier era a colloquio con Raffaele Cantone per definire il problema legato al ruolo del commissario anticorruzione nella vicenda delicatissima dell’Expo, ed ecco arrivare quest’altra tegola. «Sono cose raccapriccianti, che fanno malissimo all’immagine dell’Italia e mai come in questo momento questo è controproducente», è stato poi lo sfogo del presidente del Consiglio. E ancora: «Ma come, io sto lavorando come un pazzo per convincere gli investitori esteri a venire nel nostro Paese e finalmente c’è un interesse da questo punto di vista. Si vede muovere qualcosa, anzi più di qualcosa. Però ecco che il passato sembra voler tornare». «Bisogna muoversi»

Non ci sta, l’inquilino di Palazzo Chigi, a sopportare oltre questo stato di cose. Si è trovato coinvolto suo malgrado nella vicenda dell’Expo, con i cantieri in ritardo, e poi gli arresti e gli avvisi di garanzia. Per cercare di risollevare la situazione ha dovuto «per l’ennesima volta» dire che ci metteva «la faccia», ed ecco arrivare una nuova cattiva novella. Ma ora è l’Expo l’urgenza: «Sarà la vetrina dell’Italia nel mondo: non possiamo sbagliare». Il che significa che non si possono nemmeno bloccare gli appalti delle aziende coinvolte nelle inchieste giudiziarie: vorrebbe dire rallentare tutto, e già la situazione va per le lunghe di per sé perché è partita tardi ben prima che Renzi andasse a Palazzo Chigi. Si potrebbe commissariarle. 

«Bisogna muoversi», è l’imperativo del premier. Il che, tradotto in soldoni, significa dare attuazione ai poteri dell’autorità Anticorruzione. Il premier spera di riuscirci già nel Consiglio dei ministri di venerdì, ma non è affatto detto. Comunque su un punto il presidente del Consiglio è chiaro: non si può creare una super struttura nuova e super poteri che sconfinino da quelli previsti dalla legge che istituisce l’autorità Anticorruzione. Non è questa la strada. La via giusta, piuttosto, è quella di affidare a Cantone la supervisione della gestione dell’Expo, senza bisogno di creare attorno a lui nuovi organismi. Lo stesso Cantone, del resto, nell’incontro di ieri non ha chiesto questo. Il magistrato vuole però che venga data attuazione alla legge. Il che significa, ha spiegato al presidente del Consiglio, «che mi siano date le persone che dovrebbero affiancarmi nel mio lavoro, per esempio. Ma i quattro commissari che dovrebbero far parte con me dell’Anticorruzione non ci sono ancora. E poi dobbiamo aumentare i controlli». «Insomma - è stata la risposta di Renzi - sono tutte cose già previste dalla legge».

Il nuovo ddl anticorruzione

Vero, verissimo. Purché si facciano, è la raccomandazione di Cantone, che con Renzi sembra aver chiarito ogni problema, ma che non sembra fidarsi troppo della politica. «Bisogna stare attenti - è il succo del suo ragionamento - perché ormai quasi sempre dietro le grandi opere si cela la corruzione». Ed è proprio per evitare che continui il dilagare di questo fenomeno - perché, ribadisce Renzi, «deve essere chiaro a tutti che questa ormai è una roba che appartiene al passato dell’Italia, il nostro Paese non sarà mai più quella cosa là» - che si sta pensando anche ad altro. Oltre a rendere operativa la legge Severino, in modo che si definiscano una volta per tutti i poteri di Cantone, il governo sta valutando l’opportunità di elaborare il testo di un nuovo ddl anticorruzione da presentare in Senato, anche questo come un segnale «forte» per «far capire che si sta facendo sul serio». Comunque, pure Cantone fa «sul serio» e prima che il provvedimento che lo riguarda arrivi in Consiglio dei ministri vorrebbe «vederlo» ed «essere consultato».

La sfida delle tangenti e della corruzione.

Inizia da oggi una attività di Aggregator che mi porterà a pubblicare gli articoli editi da intellettuali che a mio giudizio hanno una particolare rilevanza. Il primo che mi ha colpito molto è questo di Marco Travaglio sulle  rilevazioni del mal costume e la corruzione del politico Italiano. Molto morbida la sua analisi sull'operato del Premier Matteo Renzi che a priori viene visto come onesto ed arrivato da poco ma, si sà non si possono bacchettare tutti. comunque il paradosso culturale è che questo tipo di comportamenti sono ormai entrati nel DNA di tutte le categorie, non passa giorno che si vengono a sapere di fatti di corruzione che coinvolgono tutti gli aspetti del sistema paese. 


#mazzettastaiSerenissima (Marco Travaglio).

05/06/2014 di triskel182

 

Vauro

 

Se esistesse ancora un minimo di decenza, milioni di persone perbene – elettori, giornalisti, intellettuali, eventuali politici e imprenditori – dovrebbero leggersi l’ordinanza dei giudici di Venezia sul caso Mose e poi chiedere umilmente scusa a Beppe Grillo e ai suoi ragazzi. Anni e anni sprecati ad analizzare il suo linguaggio, a spaccare in quattro ogni sua battuta, a deplorare il suo populismo, autoritarismo, giustizialismo, a domandarsi se fosse di destra o di centro o di sinistra, a indignarsi per le sue parolacce, a scandalizzarsi per le sue espulsioni, ad argomentare sui boccoli di Casaleggio e sul colore del suo trench, a irridere le gaffes dei suoi parlamentari, a denunciare l’alleanza con l’improbabile Farage (l’abbiamo fatto anche noi, ed era giusto farlo, ma in un paese normale: dunque non in Italia). Intanto destra, sinistra e centro – quelli che parlano forbito e non hanno i boccoli – rubavano. Rubavano e rubano tutti, e insieme, sempre, regolarmente, scientificamente, indefessamente, su ogni grande e piccola opera, grande e piccolo evento, appalto, consulenza, incarico.

Anzi, ogni grande e piccola opera, grande e piccolo evento, appalto, consulenza, incarico servono soltanto a far girare soldi per poterli rubare. Tutti i più vieti luoghi comuni del qualunquismo bar – sono tutti d’accordo, è tutto un magnamagna – diventano esercizi di minimalismo davanti alla Cloaca Massima che si spalanca non appena si intercetta un telefono, si pedina un vip, si interroga un imprenditore. Basta sollevare un sasso a caso per veder fuggire sorci, pantegane, blatte e bacherozzi maleodoranti con i nostri soldi in bocca, o in pancia (il Mose doveva costare 2 miliardi, ne costerà 6 e ora sappiamo perché). La Grande Razzia che ha divorato l’Italia e continua a ingoiarsene le ultime spoglie superstiti è sopravvissuta a Mani Pulite, agli scandali degli ultimi vent’anni e alla crisi finanziaria, nutrendosi dell’impunità legalizzata, dell’illegalità sdoganata e dell’ipocrisia politichese di chi vorrebbe ancora convincerci che esistono i partiti, le idee, i valori della destra, del centro e della sinistra. 

 Invece esiste soltanto una gigantesca, trasversale, post-ideologica associazione per delinquere che si avventa famelica su ogni occasione per rubare, grassare e ingrassare a spese di quei pochi fessi che ancora si ostinano a pagare le tasse. A ogni scandalo ci raccontano la favola delle mele marce, la frottola della lotta alla corruzione, l’annuncio di regole più severe, la promessa del rinnovamento, della rottamazione. E intanto continuano a rubare, secondo un sistema oliato e collaudato di larghe intese del furto che precede e spiega le larghe intese di governo. E la totale mancanza di opposizione a sinistra negli anni del berlusconismo rampante e rubante. Anche l’art.27 della Costituzione, quello della presunzione di non colpevolezza, diventa una barzelletta se si leggono le carte delle indagini su Expo e sul Mose, dove i protagonisti delinquono in diretta telefonica, o a favore di telecamera: non c’è bisogno della Cassazione, e nemmeno della sentenza di primo grado, per capire che rubavano davvero. Politici, imprenditori, funzionari, generali della Finanza, giudici amministrativi e contabili. Il solito presepe di sempre, che avvera un’altra celebre battuta da bar: a certi livelli “non esistono innocenti, solo colpevoli non ancora presi”. Renzi non ruba, e i suoi fedelissimi sono lì da troppo poco tempo. Ma rischia di diventare il belletto per mascherare un partito marcio con cui – per prenderne il controllo – ha accettato troppi compromessi. Marcio nella testa prim’ancora che nelle tasche. Ieri, senz’aver letto un rigo dell’ordinanza, l’ineffabile Piero Fassino già giurava sulla leggendaria probità del sindaco Orsoni appena arrestato (“chi lo conosce non può dubitare della sua onestà e correttezza”), invitando i giudici ad appurarne al più presto l’innocenza per “consentirgli di tornare alla funzione di sindaco”. Perché, se ne appurassero la colpevolezza cosa cambierebbe? Fassino lo promuoverebbe a suo braccio destro, come ha fatto con Quagliotti pregiudicato per tangenti?

O il Pd gli restituirebbe la tessera, come ha fatto con Greganti pregiudicato per tangenti? La Cloaca Massima è così pervasiva che ogni strumento ordinario per combatterla diventa favoreggiamento. Ma davvero Renzi pensa di affrontarla con il povero Cantone e la sua “task force” di 25 (diconsi 25) collaboratori? O con qualche presunta riforma? A mali estremi, estremi rimedi: cancellare le grandi opere inutili ancora in fase embrionale, dal Tav Torino-Lione al Terzo Valico; cacciare ogni inquisito dai governi locali e nazionali; radiare dai contratti pubblici tutte le imprese coinvolte in storie di tangenti; introdurre gli agenti provocatori per saggiare la correttezza dei pubblici amministratori (come negli Usa); imporre a chi vuole concorrere ad appalti una dichiarazione in cui accettano di essere intercettati, a prescindere da ipotesi di reato (come fece Rudy Giuliani sindaco di New York); piantarla con le “svuotacarceri” (l’ultima è a pag. 7), costruire nuovi penitenziari e, nell’attesa, riattare caserme dismesse per ospitare i delinquenti che devono stare dentro; radere al suolo tutte le leggi contro la giustizia targate destra, centro e sinistra degli ultimi 20 anni. Tutto il resto non è inutile: è complice.

Da Il Fatto Quotidiano del 05/06/2014.

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